Commemorazione di tutti defunti
"Sorella Morte: La Visione di San Francesco tra
Speranza ed Eternità"
P. Gayan Fernando TOR
San Francesco d'Assisi offre una prospettiva profondamente serena e spirituale sulla morte, definendola "Sorella Morte". Questa espressione, contenuta nel suo celebre Cantico delle Creature, riflette la sua visione della morte non come una minaccia, ma come un passaggio naturale verso la comunione con Dio. In vista della commemorazione di tutti i defunti, la spiritualità francescana ci invita a ripensare il nostro rapporto con la morte, accogliendola come parte di un più ampio mistero d'amore e di fede.
Francesco vive la morte come un momento di compimento e di pienezza, un'esperienza da accogliere con pace e fiducia. Nel Cantico delle Creature, egli scrive: "Laudato si', mi' Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare" (v. 12). La morte è riconosciuta come inevitabile e parte della condizione umana, ma Francesco la celebra come un evento che non deve incutere terrore. L'invocazione "Laudato si'" ci ricorda che anche la morte è parte del disegno divino e, quindi, motivo di lode a Dio. Nella visione francescana, la morte è purificata dalla sua accezione tragica e diventa un incontro con Dio, una sorella che conduce alla vita eterna.
Questa serenità di fronte alla morte nasce dalla profonda fede di Francesco nella risurrezione e nell'amore di Dio, un amore che trasforma ogni aspetto della vita umana, inclusa la morte stessa. Il suo desiderio di conformarsi a Cristo si manifesta anche nell'atteggiamento verso la morte. Nell'Ammonizione VI, Francesco dice: "Guardiamo, fratelli tutti, il Buon Pastore, che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce. Le pecore del Signore lo seguirono nella tribolazione e nella persecuzione, nell'ignominia e nella fame, nella malattia e nella tentazione, e tutte le altre cose..." (Ammonizioni VI: 1-2). In questo invito a seguire Cristo in tutto, Francesco riconosce che la morte stessa è una partecipazione al mistero della passione e della risurrezione di Gesù.
Nella sua povertà radicale, Francesco si è spogliato di ogni attaccamento terreno, non per disprezzare la vita, ma per viverla in totale libertà e apertura verso l'eterno. Nel suo Testamento, egli afferma: "Il Signore mi rivelò che dicessi questo saluto: Il Signore ti dia pace" (Testamento di San Francesco 23). Questa pace è quella di chi vive senza paura della morte, perché sa di appartenere a Dio e di essere destinato a tornare a Lui. La morte, quindi, è vissuta come un abbraccio di pace e come compimento del proprio cammino di santità.
La commemorazione di tutti i defunti, alla luce della spiritualità francescana, diventa così un momento di preghiera e di riflessione sulla nostra esistenza. È un invito a vivere ogni giorno con uno sguardo rivolto all'eternità, riconoscendo la precarietà della vita terrena ma anche la promessa di una vita che non finisce con la morte. Francesco ci insegna che la morte non è una fine, ma un passaggio verso la pienezza della vita in Dio. Ricordando i nostri cari defunti, siamo chiamati non solo a piangere la loro assenza, ma a celebrare la loro entrata nella comunione di amore e di luce che è la vita eterna. Francesco stesso, quando si trovava in prossimità della sua morte, chiese di essere deposto nudo sulla nuda terra, per vivere anche quel momento in totale povertà e abbandono a Dio, dicendo: "Io ho fatto il mio dovere; quello che è vostro, Cristo ve lo insegni" (Fonti Francescane 500).
L'accettazione della morte, per Francesco, è un atto di fede e di amore. Egli ci mostra che affrontare la morte con speranza e gratitudine significa abbracciare la vita nella sua totalità, con tutte le sue gioie e le sue sofferenze, riconoscendo ogni momento come un dono da vivere in comunione con Dio. Così, mentre commemoriamo i defunti, possiamo trovare conforto nel sapere che, secondo la visione francescana, la morte non è altro che un ritorno alla vera casa, un abbandono fiducioso nelle braccia del Padre che ci attende.
San Francesco ci invita a guardare alla morte con occhi nuovi, con la certezza che essa è solo l'inizio di una nuova vita, e a vivere ogni giorno con la consapevolezza di essere destinati a un amore eterno, un amore che abbraccia sia la vita che la morte e che, in Cristo, trasforma tutto in speranza e luce. Egli ci incoraggia a non temere la morte, ma a viverla come un atto di amore verso Dio, sicuri che essa ci condurrà all'unione piena con Lui e con tutti i nostri fratelli che ci hanno preceduto nella fede.