Caro fratello, carissima sorella, è con le parole di Francesco d'Assisi che dalla casa di Noviziato vogliamo salutarti: il Signore ti dia pace.
Con la gioia di entrambi vogliamo lasciar intrecciare i nostri pensieri per condividerli con te e renderti partecipe della tappa formativa che viviamo a Napoli tra i frati del TOR di Sicilia.
Un periodo diverso dagli altri, un anno in cui insieme al maestro P. Lakmal e all' intera fraternità ci prepariamo a fare nostri i consigli evangelici su cui il poverello d' Assisi tessette la sua vita fino a divenire tutt'uno con l' "Altissimo" che lo "ispirò", e che ancora oggi più che mai conservano la "Via" per la "Gioia piena".
Niente di eclatante, nessun teorema particolare; solamente ogni giorno ci impegniamo a modellare noi stessi su quella esortazione di Francesco con cui si apre la nostra Regola e che i frati con tanta pazienza ci illustrano: osservare il santo vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, in povertà e in castità .
Una scelta alquanto strana ai nostri giorni se considerata dall' ottica superficiale in cui la castità potrebbe sembrare violenta repressione, l'obbedienza una logorante sottomissione e la povertà un' inutile privazione.
Ma la Sapienza dell' Onnipotente, Giusto e Misericordioso (termini con cui a Francesco piace presentare il nome di Dio) che non trascura "un solo iota" non ci avrebbe resi prigionieri della "gabbia di noi stessi": attraverso i Voti che desideriamo professare e il carisma di conversione continua di cui è impregnato il nostro Ordine, scegliamo ogni giorno di farci messaggeri del Regno di Dio dapprima per noi stessi e poi per i fratelli che incrociamo sul nostro cammino.
Và, vendi tutto quello che hai, e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi.
Con queste parole trasmesse dall' Evangelista Marco, il Padre chiamò il giovane Francesco e continua a chiamare chi come noi sente nel cuore il desiderio di "Bellezza" che è necessità di Dio (Tu sei Bellezza, scriverà il frate stimmatizzato de La Verna).
Scegliere la Povertà è:
perseverare nella scelta di Cristo che da ricco che era, volle farsi povero;
modellarsi sull' esempio di Maria che si mantenne umile;
distaccarsi da ciò che il tarlo consuma;
impoverirsi del proprio "ego";
riconoscere la propria miseria, "svendere" ciò che occupa il cuore per far spazio al Dio che lo desidera tutto per sé e per i fratelli.
È la povertà che insegna ad essere "persone" attraverso la temperanza e la semplicità che annullano il desiderio del potere e della vana gloria.
Cos' è scegliere la Castità se non l' adoperarsi a mantenere nitida quella tela in cui a Dio è piaciuto dipingere il Suo volto? Non si può conservare puro lo Spirito senza spostare il "centro" dal soddisfacimento egoistico verso il bisogno dell' altro, esigenza che nasce dal rapporto "sponsale" con il Creatore di ogni cosa e in cui trova piena soddisfazione.
Se consideriamo Cristo che è venuto per fare la Volontà del Padre; e ancora lo vediamo
obbediente fino alla morte e alla morte di croce, e a Cana docile alla richiesta della Madre, come non si può pensare al voto di Obbedienza come qualcosa di estremamente indispensabile per seguire Cristo sui passi di Francesco? Solo la carità e l' umiltà generate dall' Obbedienza consentono al Datore di ogni "Sicurezza" di poter accedere alle nostre "ferite" causate dalla superbia e trasformarle in "feritoie" e compiere la Sua Santissima Volontà attraverso la nostra, certi che il "Custode e Protettore" sempre ci fa riposare su pascoli erbosi e ci conduce ad acque tranquille.
Attraverso il ricco programma che seguiamo quotidianamente e grazie al clima di serenità che la fraternità prepara e il convento ci garantisce, un tempo considerevole è destinato alla preghiera comunitaria, a quella personale, allo studio (in cui i frati diligentemente ci trasmettono la loro esperienza) e al lavoro che ci permette di fuggire l' ozio, nemico di ogni vizio, recita un proverbio.
Secondo la Sapienza del Qoelet per cui è designato un tempo per tutto, non trascuriamo i momenti per curare gli interessi e i talenti che il Signore ci ha consegnato, l' attività motoria, il canto e l' espressione personale.
Grazia che ci porta ad essere immensamente riconoscenti all' Altissimo è il poterci mettere a servizio e farci prossimi di coloro che si trovano nel bisogno per toccare con mano il "Tesoro" che il Serafico Padre ha amato e sposato al punto da farne una madonna, "Madonna Povertà".
Esperienza, la mensa gestita dai frati della comunità di S. Caterina, nostra fraternità, che ogni giorno ci ricorda Chi vogliamo seguire e quanto ancora necessitiamo di divenire "poveri in Spirito" per abbracciare la vita di Francesco ed incastrare i nostri passi su quelli di Cristo.
I vari momenti della giornata sono uniti tra loro da quel "laccio" propriamente francescano che è la Fraternità: prima di chiamarci ad una vita casta, povera e in obbedienza, il Padre che ci accomuna ci vuol chiamare a "frati", fratelli e intorno a questo caposaldo cerchiamo costantemente di far ruotare le nostre relazioni. Ci esercitiamo nel rispetto reciproco, nella carità fraterna con cui si "guadagna" il fratello, fine dell' intera vita di Francesco.
Attraverso il dialogo e la condivisione invece raccogliamo il "cento volte tanto" promesso da Gesù a chi lascia tutto per seguirlo sperimentando continuamente la gioia di un cuore aperto ai fratelli.
Non mancano momenti meno sereni in cui si può anche discutere ma la bellezza "circolare" della Fraternità riesce sempre a riportare tutto ad un' esperienza di crescita e restituzione di lode al Padre che ci unisce, con la certezza che il Suo "si" è più forte del nostro "no".
Assicurandoti la nostra preghiera, ti salutiamo cara sorella, carissimo fratello nel modo "circolare" in cui ci siamo presentati, augurandoti la Pace e ogni Bene affinché ogni tuo sentimento parta da Dio e a Dio ritorni.
Fra Daniele e Fra Paolo