Venerabile Fra' Giovanni Vincenzo Ferreri da Palermo

Francescano del Terzo ordine Regolare

Il Ven. Fra Giovanni Vincenzo Ferreri fu definito l' "angelo dell'Apocalisse", è una delle singolari e nobili figura d'asceta del Terzo Ordine Regolare di San Francesco d'Assisi, discendente da nobilissima famiglia spagnola e Baroni di Pettineo. Erede superstite tra sedici figli cessati di vivere prima ancora di compiere due anni di età.

Venne al mondo in Palermo il 4 Febbraio 1591, anch'egli, corse il rischio di fare la misera fine dei suoi numerosi fratelli, in quanto la nutrice, inavvertitamente, lo stava per soffocare ma venne salvato dalla protezione della Vergine.

Nei primi due anni di vita, non dava segni di voler parlare fino al momento in cui, ascoltando la zia pregare gli si sciolse la lingua e più grandicello, già compiva piccole funzioni religiose.

A sette anni predisse per divina ispirazione, la morte di una inserviente del palazzo e proprio a quell'età gli fu deposta la veste votiva bianca facendo trasparire il candore di una grande purità e di un profondo spirito di obbedienza. Intanto, il padre si prodigava per formarlo affinché divenisse un brillante e ricco cavaliere.

A quattordici anni, durante la confessione, in occasione della preparazione della sua Prima Comunione, immensa fu la sua unione ed elevazione a Dio che gli sembrò che il cielo si aprisse per mostrargli la gloria dei Santi. Si sentiva attratto dalle scienze matematiche e fisiche, astronomia e costruì orologi solari. In seguito, tutte queste occupazioni profane per lui, costituivano delle distrazioni dalla vita spirituale e verso i sedici anni si diede a un rigoroso ritiro.

Il padre, tendeva sempre a far crescere suo figlio nelle ricchezze e svaghi ma il Servo di Dio si sentiva sempre più attratto verso una vita di maggiore perfezione, si mostrò sempre più risoluto nel suo santo proposito e finì per chiamare un notaio per fare rinunzia di tutti beni.

Liberatosi dalle preoccupazioni del mondo, dopo digiuni e spirituale raccoglimento il 7 Settembre 1610 si vestì dell'abito francescano e della tonsura ecclesiastica che ricevette dalle mani dell'Arcivescovo di Agrigento che si trovava in Palermo a cui lo aveva indirizzato lo stesso Arcivescovo della città Cardinal Doria.

Nel 1613 si consacrò definitivamente al servizio di Dio, e dopo aspre penitenze gli apparve Gesù Crocifisso in grandezza naturale disteso per terra sulla croce, sicché il Servo di Dio, inginocchiato poté abbracciarlo e baciare le sue piaghe e Gesù, schiodato dalla croce ricambiò l'abbraccio.

Fu tentato più volte da moleste diaboliche ma grazie alla sua guida spirituale e dei suoi Superiori riusciva sempre a ritrovare un grado di perfezione da non avere altra volontà che l'ascensione spirituale e unione con Dio.

Trascorse la sua vita passando di terra in terra, predicando nelle piazze, nelle chiese e nei campi davanti a plebei, semplici, nobili, scienziati e ricorrendo a miracoli per convertire i peccatori, salvare dai pericoli, risuscitare i morti, comandare la natura, scacciare il demonio dagli ossessi, guarire da malattie e aveva il dono della premonizione… possiamo dire un Padre Pio del XVII sec .

La fama della sua santità e del suo spirito di profezia si era sparsa da Palermo fino a Roma.

Venerato da tutti, umili, semplici, principi, principesse, nobili e Senato i quali ricorrevano spesso per i suoi consigli e premonizioni. Trascorse periodi nella chiesa dell'Annunziata alla Zisa e nel convento di Sant'Anna la Misericordia, a Trapani e sul monte Erice.

Grande Profeta, avverti anche il tempo della sua fine e, come un atleta che in vista del traguardo intensifica i suoi sforzi e le sue energie, potenziò il suo fervore.

Morì il 5 Febbraio 1662 all'età 71 anni, la sua salma fu esposta in chiesa per 6 giorni senza subire alterazioni, in questo tempo molti ossessi e un gran numero di malati furono prodigiosamente guariti. La salma fu deposta nella cripta dei frati all'interno della chiesa dell'Annunziata alla Zisa a Palermo, a distanza di qualche anno fu riesumato trovandolo integro e fresco. Numerose furono le grazie, come in vita, concesse per sua intercezione. Ricorda Giuseppe Pitrè nei suoi scritti che fu poi collocato sotto il pulpito. L'estasi meravigliosa e le prodigiose visioni rendevano il volto del Servo di Dio celestiale, bello e radioso anche da morto.