Il prezioso dono delle Stimmate di San Francesco
di P. Gayan Fernando TOR
Nel 2024, si celebra l'Ottavo Centenario delle Stimmate di San Francesco d'Assisi. Nell'estate del 1224, Francesco, trovandosi in un momento di profonda crisi sia umana che spirituale, si ritirò sul Monte della Verna, nel Casentino. In quell'atmosfera di intenso dolore e amore, ricevette le stimmate, un'esperienza che divenne per lui un prezioso dono da custodire con la massima responsabilità e umiltà. Questo evento non solo segnò un capitolo cruciale della sua vita, ma rappresentò anche l'inizio di un sublime "canto di lode", che trova espressione nelle sue celebri composizioni, le Lodi di Dio Altissimo e il Cantico delle Creature.
Talvolta, si rischia di svuotare i segni soprannaturali, come le stimmate, del loro contesto storico e personale, proiettandoli al di fuori della realtà che li ha generati. Un esame più attento della agiografia di Francesco rivela che ogni prodigio nella vita di un santo è indissolubilmente legato all'esperienza esistenziale che vive. Le stimmate per Francesco non furono un evento isolato, ma un'esperienza intimamente connessa alle sue sofferenze e al suo percorso spirituale. Quando ascese al Monte della Verna, Francesco era un uomo profondamente ferito, tanto nel cuore quanto nella sua missione. La redazione della Regola lo aveva allontanato dalla sua fraternità, facendogli avvertire una crescente distanza dal Vangelo che aveva abbracciato. In cerca di una rinnovata connessione intima con Dio, Francesco pregò Cristo di condividere con lui le sofferenze della croce. In risposta, ricevette l'apparizione di un serafino alato che lo ferì con la pura potenza dell'Amore.
Nell'agosto del 1224, come era suo abitudine, si ritirò sul Monte della Verna per dedicarsi alla Quaresima in onore di San Michele Arcangelo. Verso la fine di quella Quaresima, dopo la festa dell'Esaltazione della Santa Croce, accadde qualcosa di straordinario, come riportato da Tommaso da Celano nella agiografia di canonizzazione di Francesco (1Cel 94-95). In realtà, la prima testimonianza documentata delle stimmate di Francesco è contenuta nella Lettera di Frate Elia, allora Ministro Generale, indirizzata all'intero Ordine, che annunciava la morte di Francesco.
Tommaso da Celano, scrivendo, "La Vita del beato Francesco" fondamentale per la canonizzazione di San Francesco, poiché i testimoni oculari vi avevano prestato solenne giuramento sulla veridicità dei fatti narrati. Diversi frati ebbero il privilegio di assistere a tali eventi durante la vita di Francesco, e molti testimoni, tra cui Chiara e le sue consorelle, nonché diversi cardinali e Papa Alessandro, confermarono la presenza delle stimmate sul corpo di Francesco sia durante la sua vita sia dopo la sua morte.
San Bonaventura, attraverso un'accurata indagine basata sulle testimonianze di molte persone ancora in vita, confermò l'autenticità delle stimmate ricevute da San Francesco sul monte della Verna, offrendo una spiegazione di tale evento straordinario. Secondo San Bonaventura, le stimmate rappresentano il sigillo che il "Pontefice Cristo", imprime sul corpo di Francesco. L'amore ardente che infiammava l'animo del santo rese il suo corpo malleabile come cera, pronto a ricevere il marchio divino. Queste stimmate costituiscono la piena imitazione di Cristo, trasformando Francesco in un "alter Christus".
Tuttavia, è essenziale sottolineare che l'esperienza mistica vissuta da Francesco fu unica e trascendente, al punto da sfuggire a ogni descrizione umana. Le esperienze spirituali sono per loro natura ineffabili, e nonostante le testimonianze o i racconti esistenti, ciò che realmente accadde sulla Verna rimane un mistero insondabile, conosciuto solo da Dio. Persino lo stesso Francesco non riuscì a comprendere appieno il significato di ciò che gli era stato donato. Possiamo solo formulare ipotesi limitate, basandoci sulla vita del santo prima e dopo l'evento, cercando di cogliere, seppur parzialmente, ciò che Dio ha scelto di rivelare attraverso di lui.
A ottocento anni dall'impressione delle stimmate in San Francesco d'Assisi, ci si interroga se questo evento mantenga ancora oggi la stessa rilevanza e intensità, o se il tempo e l'indifferenza ne abbiano affievolito il significato. La vita di Francesco non fu un fallimento, ma piuttosto una manifestazione tangibile del Vangelo. Nonostante la sua fragilità e le difficoltà, Francesco affrontò tutto con straordinaria fede e amore verso Dio e i suoi fratelli. Le stimmate rappresentarono per lui la conferma del cammino da seguire.
Francesco, pur essendo un uomo comune, riuscì in un'impresa straordinaria, dimostrando che anche noi, pur nelle nostre difficoltà, possiamo fare di più di quanto facciamo ora. Guardando il suo esempio, possiamo ravvivare la nostra fede e affrontare le avversità con speranza. Egli era un pellegrino alla ricerca di Dio e della Sua perfezione, lasciandosi plasmare dalla volontà divina, un esempio che tutti noi dovremmo seguire oggi.
Anche se spesso le persone sono riluttanti ad accettare gli insegnamenti della Chiesa, contemplare la vita dei santi le porta a riflettere sulla presenza di Dio. Attraverso la vita dei santi, Dio continua ad agire, ispirando gli uomini a interrogarsi e a cercare di comprendere di più. Le stimmate di Francesco ci ricordano l'azione costante di Dio, invitandoci a riflettere sulla Sua presenza nella nostra vita. Sono un richiamo a vivere il Vangelo con semplicità e umiltà, poiché tutti siamo chiamati alla santità.
Infine, la stigmatizzazione di Francesco ci insegna che la sua vocazione non fu solo personale, ma aperta agli altri. Il suo "Sì" a Cristo doveva permettere a Dio di continuare a salvare l'umanità attraverso il suo amore misericordioso. Le stimmate di Francesco ci mostrano che vivere in Cristo significa abbracciare la sua missione e la sua croce, dedicando la nostra vita al servizio degli altri, contribuendo così alla salvezza dell'umanità.