Storia della Provincia
In Sicilia – non diversamente da quanto avvenne nella Penisola – il Terzo Ordine Regolare è maturato da quel vasto movimento penitenziale che costituì nel 1200 e 1300 uno dei fenomeni più salutari e caratteristici.
Se papa Innocenzo IV il 13 giugno 1246 poteva già indirizzare la sua Bolla "Vota devotorum" ai «Ministri e Frati dell'Ordine della Penitenza costituitisi in Italia e nel Regno di Sicilia» è segno che anche qui senza numero dovevano essere quelli che vivevano in luoghi solitari o all'ombra di qualche ospedale a servire in carità e umiltà di spirito i fratelli infermi o bisognosi.
Il Beato Guglielmo da Scicli (1309-1404) e San Corrado Confalonieri da Piacenza (1290-1351), che richiamato dalla fama del Beato Guglielmo si stabilisce anche lui a Noto, nel 1300 non sono che le figure più emblematiche di quel vasto movimento penitenziale francescano.
Nel 1400, storicamente meglio delineate, affiorano per tutta l'isola fraternità francescane eremitiche e ospedaliere.
Di queste molteplici fraternità, sparse per tutta l'isola, poche risposero all'invito del P. Bartolomeo Benamati da Perugia, che in forza della nota Bolla "Pastoralis officii" del 20 luglio 1447 di Nicolò V – con la quale venivano unificati e posti sotto un solo e unico supremo Moderatore tutti i Terziari Regolari d'Italia – era stato eletto Ministro Generale del Terz'Ordine Regolare nel primo Capitolo tenuto a Montefalco, in Umbria, il 25 luglio 1448.
I Terziari di Sicilia furono incorporati all'Ordine quando lo furono tutti gli altri: lo conferma il P. Bordoni, il quale scrive che la Provincia di Sicilia «fu sempre unita e soggetta al Ministro generale d'Italia».
Tale unione, però, rimase per molti anni puramente formale a causa delle distanze e delle enormi difficoltà di comunicazione, tanto che ancora nel 1530 una delle più importanti comunità, quella di Scicli (Ragusa), poteva lamentarsi che mai fino allora era stata visitata dai propri Superiori Maggiori.
È nei primi decenni del 1500 che dagli storici si comincia a far menzione del "Provinciale". Così Rocco Pirro (Sicilia Sacra), accennando al convento di Agrigento, scrive che esso «fu fondato nel 1523 dal trapanese P. Girolamo Rizzo Provinciale».
Il convento più antico, e anche il primo di cui si abbia notizia dopo l'unificazione dell'Ordine, è in Sicilia quello di S. Maria della Croce a Scicli.
Alla stessa epoca doveva risalire anche il convento – detto anch'esso di S. Maria della Croce – esistente nella vicina cittadina di Ispica – l'antica Spaccaforno – passato ai Frati Minori, che vi si stabilirono nel 1522.
Intorno ai primi decenni del 1500 venne pure fondato il convento di S. Maria di Gesù in Salemi (Trapani), patria del P. Giovanni Antonio Brandi (1555-1608), religioso di santa vita, poeta, storico e Definitore Generale; e patria altresì del P. Santoro Pecorella (1554-1641), Vicario generale nel 1614, alla morte del P. Giovan Battista Provenzano, e fondatore del Collegio di S. Paolo alla Regola in Roma nel 1618 per i suoi connazionali di Sicilia.
Ma fu con la venuta a Trapani del P. Giacomo da Gubbio che la nostra Provincia di Sicilia – fino ad allora così poco sviluppata – ebbe una radicale trasformazione e una vera e propria rinascita. Datosi al ministero della predicazione, riuscì di tanta efficacia che si verificò in breve, in tutti gli strati della cittadinanza, un vero rinnovamento spirituale. A coloro che, colpiti dalla sua predicazione, desiderano di darsi interamente a Dio in qualche istituto religioso, il P. Giacomo indica il nostro Terz'Ordine Regolare, che egli stesso – dandone l'esempio – abbraccia con grande austerità di vita deponendo il proprio abito di cappuccino e assumendo quello del Terz'Ordine, nessun convento del quale esisteva ancora a Trapani. Per questi suoi discepoli egli pensò di fondare un apposito ritiro sulle scoscese balze del Monte Ericino.
Nel 1546 i religiosi si trasferirono in un sito più elevato e salubre, sull'erta di Vallechiara o Mortogna, dove venne eretto un grande convento con molte celle. Era questa una località incantevole, situata a mezza costa e a soli tre chilometri dalla città. Oggi non è possibile rivedere questo nostro primitivo cenobio, convertito in fienile e legnaia e in via di sfacelo, con ancora sulle porte delle celle l'effigie di alcuni santi religiosi, senza provare una stretta al cuore e un senso di profonda nostalgia. Dopo 33 anni di vita penitente e di fecondissimo apostolato, il Servo di Dio, P. Giacomo da Gubbio, depose per ordine di Pio V l'abito del Terz'Ordine Regolare e riprese quello dei Cappuccini riunendosi ai suoi confratelli in Roma. Tale perentoria ingiunzione dovette essere probabilmente a seguito della Bolla "Ea est officii" del 3 luglio 1568 dello stesso Pontefice, con la quale egli sopprimeva l'ufficio di Ministro Generale e Provinciale e sottoponeva il Terz'Ordine Regolare al governo del Generale e Provinciale dei Frati Minori.
Il gravissimo provvedimento, i cui effetti si protrassero per ben diciotto anni, causò un penoso sbandamento con la perdita degli elementi migliori e con irreparabile rilassamento nella regolare osservanza. E se in Sicilia non si ebbero a lamentare effetti ancora più disastrosi lo si deve all'opera vigile e preveggente del P. Giacomo, il quale si era recato ripetutamente a Roma e a Milano ottenendo che le sue istituzioni fossero sotto la immediata protezione del cardinale Rodolfo Pio da Carpi prima e di S. Carlo Borromeo dopo.
Nel 1572 al Borromeo era succeduto, come Protettore dell'Ordine, il cardinale Giulio Feltre della Rovere, e a lui fecero ricorso i Frati che erano dovuti fuggire da Trapani e rifugiarsi a Roma in cerca di aiuto e di protezione.
Il Cardinale ordinò loro di rimpatriare e di riunirsi in Martogna – ormai culla e cenacolo del Terz'Ordine Regolare in Sicilia – per la celebrazione di un loro Capitolo Provinciale, che ebbe luogo nel 1578 senza la presidenza di alcun Superiore né dei Frati Minori e né del Terz'Ordine, essendone ancora privo. Fu eletto Ministro Provinciale il P. Girolamo Rizzo.
I discepoli del P. Giacomo ricevettero da parte del loro venerato maestro tanto ardore di perfezione e tale carica di spiritualità francescana da suscitare una vera fioritura di elette vocazioni alla vita religiosa, cosicché in pochi decenni il numero dei conventi da quattro salì a trenta, dei quali tre assai importanti nella sola Palermo.
A questo periodo aureo e di autentico splendore succedeva con il secolo XVIII un lungo periodo di involuzione e di stasi.
Di siffatto scadimento dal passato fervore riferì al Cardinale Protettore del tempo il P. Guidotti, Ministro Generale, venuto in Sicilia per presiedere il Capitolo convocato a Palermo per il 5 aprile 1690. Questa penosa situazione si trascinò con pauroso crescendo per tutto il secolo XVIII, aggravata anche dall'indebita ingerenza dello Stato nella vita intima della religione.
Queste vessazioni culminarono nel Decreto reale del 3 settembre 1788, con il quale veniva interdetta ogni dipendenza dei religiosi da qualsiasi autorità estera e quindi dai propri Superiori di Roma, ai quali non fu più possibile neppure visitare i propri conventi del Regno delle Due Sicilie.
Se il nostro Terz'Ordine Regolare in Sicilia non scomparve del tutto fu per il deciso impegno di alcuni, tra i quali il nostro Servo di Dio P. Stanislao Restivo da Corleone.
Si deve a questi frati volenterosi, fortemente attaccati all'Ordine, alla Provincia e fedeli alla loro professione religiosa, se la nostra gloriosa Provincia di Sicilia ha potuto dare segni di ripresa consolidandosi sempre più in questo nostro secolo.